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Il Governo delle gaffes, degli insulti e dei silenzi

Il Governo delle gaffes, degli insulti e dei silenzi

Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 17/06/2011 15:51:35

Da qualsiasi parte la si volgia vedere, la questione è divenuta spinosa. Le parole sono importanti. Lo diceva Nanni Moretti . Non è che ci voglia chissà quale preparazione culturale per essere d'accordo con questa affermazione. Le parole hanno un senso. Un contenuto. E generano reazioni.

In Italia, da qualche anno l'insulto è divenuto abitudine. Complice una evoluzione sociale che, attraverso i Media ed Internet, ci ha reso tutti un pò più arroganti. Un pò meno moderati.

Purtroppo, uno degli esempi che fanno poi da specchio alla Comunità intera, è quel mondo politico che ha fatto dell'insulto, delle grida e dello scandaloso silenzio quando tutti vorrebbero risposte, un vessillo.

Volendo fare un pò di psicologia spicciola, chi urla solitamente dichiara in questo modo la propria fragilità al mondo circostante. E' facile da comprendere: chi è sicuro di se stesso e della sua posizione, non sente la minima necessità di urlare e di insultare, forte – appunto – della propria sicurezza di fronte al mondo intero.

Ecco perchè, l'attualità che ci rimanda quasi quotidianamente una qualche gaffe da parte di un certo mondo politico, non fa che affermare a gran voce una fragilità estrema proprio da parte dei componenti di quella fascia politica che utilizza l'insulto, le grida ed i silenzi strategici, forse per convincere più se stessi che i propri interlocutori.

Chi urla ha paura. Chi insulta gratuitamente, non si sente affatto bene con se stesso. E' un dato di fatto. Ed è una considerazione applicabile non solo alla vita politica ma ad ogni ambito della vita umana.

Così, se c'è chi crede che una certa arroganza in alcuni politici nostrani sia dettata da una sfrontata sicurezza, si rilassi: è esattamente l'opposto.

Chi urla non vuole sentire. Chi insulta senza essere insultato, teme di essere insultato per primo e si muove di conseguenza: attaccando l'eventale "nemico". Chi predilige la metodica del silenzio strategico a qualsiasi domanda che non soddisfi certi personali parametri, in realtà non ha proprio nulla da dire. E di conseguenza tace.

In questo modo, in Italia si è generato da un lato un totale distacco fra la popolazione e le istituzioni, dall'altro un andazzo che ha più dello schetch cabarettistico che di vera, seria e sana azione politica.

Abbiamo assistito fra l'incredulo ed il divertito, ai calci – dati anche con una notevole forza – da parte del Ministro Larussa ad un povero ed inerme giornalista. Ed ai suoi modi non esattamente disciplinati durante alcune sue ospitate in trasmissioni dibattito televisive. A guardar bene la morfologia del suo viso quando si inerpica in qualche scociatissima risposta al poveretto di turno, viene alquanto da pensare.

Abbiamo ascoltato le frasi sgarrupate di un Senatùr avvezzo più alle parolacce che alla diplomazia che il suo ruolo ambirebbe. La sua frase "Immigrati: fòra da i bal" resterà – purtoppo – negli annali della storia.

Ascoltiamo attoniti un Ministro dell'Economia – Giulio Tremonti – che parla come se si presentasse di fronte ad una platea di scafazzoni: da "Delle spiagge me ne frego" a "Aumentare le tasse a chi ha il gippone", Tremonti dichiara apertamente di pensare di avere a che fare con gente inetta a cui bisogna parlare come si parlerebbe ad un sotto acculturato.

E che dire delle esternazioni del Ministro Brunetta? Andando indietro nel tempo, ecco Brunetta ospite a Klauscondicio,che parlando di sicurezza dichiara: "bisogna mandare i poliziotti per le strade. Ma non è facile farlo: non si può mandare in strada il poliziotto panzone che non ha fatto altro che il passacarte, perché in strada se lo mangiano". Odioso.

E per la serie "Tutto Brunetta gaffes per gaffes" ecco il nostro Ministro nel Settembre 2009 che al convegno del Pdl veneto a Cortina d'Ampezzo, dice: "i compagni della sinistra per bene" con quelli della " sinistra per male o di merda" alla quale fa un solenne augurio: "vada a morire ammazzata". Noblesse obliges.

L'ultima, ma solo in ordine di tempo, è la gaffes scaraventata contro un gruppo di precari e che sta infiammando giornali e web. Oltretutto, il Ministro ha pensato bene di farsi a coriandoli con le sue stesse mani, pubblicando sul suo sito personale una sorta di contro dichiarazione dei fatti realmente accaduti, dichiarando esattamente l'opposto di ciò che è avvenuto. Forse, ha sperato in cuor suo che i tanti video che lo ritraggono sprezzante contro il gruppo di precari,  si liquefacessero come il sangue di San Gennaro. Da incidere nel libro di marmo della Storia la sua frase: "Non bevete quello che vedete..." Bene Ministro, non berremo un solo sorso di ciò che lei ha bevuto per dichiarare ciò che ha dichiarato...

Del nostro Premier, inutile parlare. Fra battutacce, gaffes, insulti e silenzi, se ne potrebbe trarre un libro intero.

Insomma: quando finirà l'era dell'insulto a gogo e delle gaffes che fanno sospettare una predisposizione effettiva all'attacco tout court ad ogni interlocutore che non baci la piletta?

Possiamo – semmai – consolarci con un pensiero: il principe consorte della monarchia britannica, sembra avere una qual certa predisposizione alle gaffes anche di un certo livello di gravità. Non ci rincuora, ma si sa: mal comune, mezzo gaudio.


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